Jobs Act: “Ci sono le basi per ottenere maggiore flessibilità”
Il numero di febbraio di «Logistica» dedica un dossier al tema “Jobs Act”. Di seguito l’intervista fatta al nostro Direttore generale Stefano Bianconi.
“Ci sono le basi per ottenere maggiore flessibilità”. La pensa così Stefano Bianconi, Direttore generale di Columbus Logistics, società che da 26 anni fornisce servizi logistici in outsourcing: “È presto per una valutazione definitiva, ma potrebbero essere proprio le cooperative a trarre i maggiori benefici dalla riforma del lavoro”.
Nei mesi scorsi sono state quattro le persone il cui rapporto di lavoro è stato trasformato da tempo determinato a indeterminato da Columbus Logistics usufruendo delle agevolazioni previste dal Jobs Act. Certo, le opportunità offerte dalla riforma del lavoro sono buone, tuttavia Stefano Bianconi, direttore generale dell’operatore lombardo specializzato nel fornire servizi in outsourcing, mantiene una certa cautela: “È prematuro valutare l’effettiva dose di flessibilità apportata dal Jobs Act. Le basi perché si vada in quella direzione sono state sicuramente gettate, ma raccomanderei prudenza soprattutto nel comparto della logistica”. Una sospensione di giudizio, quella di Bianconi, imposta dall’esperienza e dalla cronaca: “Molte leggi sono approvate dal Parlamento per raggiungere un certo obiettivo, ma poi la giurisprudenza interviene nelle vertenze nate tra le parti interpretando talvolta le norme in maniera molto diversa. Meglio attendere prima di formulare pareri suscettibili di modifiche magari consistenti”.
Che cosa conviene fare
Oggi il Gruppo Columbus, con tre divisioni, 180 professionisti e oltre 72.000 mq di magazzini, è diventato partner logistico di alcune tra le più affermate aziende nazionali e multinazionali, in diversi settori di mercato, dall’hi-tech all’elettronica fino al farmaceutico. Una sinergia di strutture e d’intervento che permette di diversificare l’offerta, garantire flessibilità, sviluppare servizi su misura di alta qualità e affidabilità, caratteristiche e competenze dimostrate dalla crescita tumultuosa. E proprio pensando ai ritmi di espansione cui si punta, la riforma del lavoro non può mettere in discussione il rapporto privilegiato che alcuni operatori logistici hanno stretto con il mondo delle cooperative? Insomma non può convenire, con il Jobs Act, assumere direttamente gli addetti invece che rivolgersi a una coop o al lavoro interinale per avere flessibilità?
“Partiamo – risponde Bianconi – da una considerazione di base: nella logistica la flessibilità inseguita richiede risposte talmente immediate da rendere spesso faticoso per gli stessi operatori in outsourcing farvi fronte con la dovuta tempestività e con il necessario contenimento dei costi. Come Columbus siamo riusciti a sostituire con efficacia un concorrente proprio optando per la partnership con un consorzio di cooperative anziché affidarci al lavoro a somministrazione”. L’episodio merita di essere raccontato.
In ufficio e in magazzino
L’operazione ha visto Columbus, con una primaria azienda produttrice di elettrodomestici committente, subentrare a un altro operatore logistico che aveva assorbito il ramo d’azienda scorporato dall’industria produttrice di elettrodomestici per la gestione della logistica dei ricambi e dei servizi post vendita. L’azienda non si era più trovata in sintonia con quell’operatore il quale, rilevando il ramo d’azienda, aveva assorbito anche le 25 persone che vi lavoravano. Problemi nelle prestazioni fornite dal vincitore del tender avevano spinto l’azienda a ricontattare uno dei partecipanti alla gara, Columbus appunto, la quale aveva deciso di rivolgersi in alternativa per l’affidamento del servizio richiesto.
“Accettato l’incarico -riprende Bianconi- abbiamo impostato il lavoro in maniera diversa: per garantire qualità del servizio e maggiore elasticità produttiva, abbiamo siglato un contratto di appalto con il consorzio di cooperative con cui collaboriamo da tempo. Quest’ultimo ha a sua volta acquisito il ramo d’azienda e Columbus si è impegnata a gestire in-house, presso il cliente, la logistica in outsourcing per i ricambi e il post vendita.
Contestualmente, abbiamo assunto due dei venticinque addetti secondo lo schema che tendiamo sempre ad utilizzare: dipendenti diretti in ufficio e consorzio di coop in magazzino”.
La precedente gestione utilizzava il lavoro interinale, o a somministrazione come alcuni lo definiscono, per ottenere flessibilità. Un sistema che però non permette, secondo Columbus, di garantire la competenza delle risorse e la velocità d’intervento resa necessaria dalle fluttuazioni della domanda di servizio. Spiega Bianconi: “Con il lavoro interinale il logistico, gestendo direttamente l’organico, sarebbe soggetto ad una durata minima contrattuale che lo metterebbe in forte difficoltà. Di conseguenza non otterrebbe, a mio parere, prestazioni analoghe a quelle offerte dal ricorso alle cooperative che, quando raggiungono buone dimensioni e livelli di efficienza apprezzabili, sono in grado di mobilitare autonomamente gli addetti necessari con grande rapidità e con garanzia di professionalità e competenza in ambito logistico. Inoltre, al di là dei tempi di risposta alla domanda di flessibilità, con l’interinale si presenta pure un problema di gestione dei costi.
Il lavoro è fluttuante
“Con la cooperativa questo non succede perché il regime d’appalto che ci lega le impone di operare con l’organico che ritiene opportuno nel rispetto dei KPI concordati. Da qui la mia convinzione – prosegue il manager – che ad approfittare con maggior efficacia del Jobs Act possano essere, in prospettiva,proprio le coop. Queste, infatti, potrebbero essere portate ad assumere personale ,soprattutto in presenza di qualche impegno sui volumi da parte della committenza”.
Osserva ancora Bianconi: “Bisogna considerare che l’agevolazione concessa dallo Stato, pur riducendosi dal 2016 a poco più di 3mila euro l’anno, ha comunque un importo ragguardevole nel caso di RAL – retribuzione annua lorda – contenuti, offrendo all’azienda un bel risparmio”.
Insomma le cooperative, soprattutto quelle che impiegano pochi addetti e che non sono parte di un importante consorzio, hanno bisogno della stessa flessibilità che devono, a loro volta, garantire alla committenza.
Quindi, essendo soggette a variazioni notevoli dei flussi di lavoro, non possono che guardare di buon occhio alla possibilità di avere minori rigidità in uscita della forza lavoro.
Dove cade la scelta
“Certo quale imprenditore oggi non utilizzerebbe il Jobs Act per tutte le nuove assunzioni, ma resta il fatto che le lavorazioni fluttuanti rendono fondamentale interloquire con il mondo delle cooperative che, pur avendo perso la gran parte delle agevolazioni economiche sul costo del lavoro, hanno la possibilità di diluire statisticamente le fluttuazioni richieste dai vari committenti grazie all’importante numero di addetti impegnati sul territorio in settori merceologici differenti. Ci siamo focalizzati sino ad ora sulla flessibilità in quanto oggetto primario dell’articolo, tuttavia è fondamentale sottolineare che le cooperative sono dotate di personale molto esperto nella gestione dei magazzini e, proprio per questo, spostabile facilmente da un appalto all’altro senza costi di affiancamento. L’interinale non ha personale altrettanto qualificato e disponibile. Deve di conseguenza cercarlo di volta in volta e formarlo, dilatando i tempi d’intervento.
Columbus ha da sempre puntato sulla creazione di partnership di lungo periodo con consorzi affermati sul territorio che valorizzassero le persone e le competenze partendo da un’attenta selezione e proseguendo con una costante ed attenta formazione.